A volte le cose scompaiono, così, senza un perché.
Prima di me e di te, e di tre o quattro generazioni prima di noi, ce ne sono state seicento che sapevano andare a cavallo. Che non dovevano aver paura di tornare a casa ubriachi la sera. Che potevano appisolarsi sul cavallo e ritrovarsi a casa un attimo dopo, trasportati sicuri dal loro migliore amico.
Prima di me e di te, ci sono state sei generazioni che da bambini hanno giocato ai cowboy e agli indiani, o allo sceriffo e ai fuori legge. Sei generazioni che hanno sognato di essere cowboy o di avere una stellina appuntata sul petto.
Prima di me e di te, ci sono state due generazioni che hanno preso i giochi che sognavano da piccoli da soli in cameretta, e li hanno organizzati e pianificati con regole e sistemi, di modo da poterli condividere con altri.
Certe cose scompaiono così, semplicemente, in silenzio. Senza botti o proclami.
Ma se forse è difficile trovare una ragione per cui sono scomparsi, è sicuramente più facile e costruttivo riflettere su cosa hanno bisogno per farli tornare attuali e ruggenti.
Di sicuro alcune persone hanno smesso di amarle perché non gli piacevano. Perché erano cose vecchie, superate. Altre perché non le hanno nemmeno conosciute per propria mano.
Bisogna sicuramente mantenere qualcosa e cambiare qualcos'altro, con un'attenta operazione di soppesamento, analisi, filtraggio e scarto.
Diceva il buon Petrarca (o forse lo diceva Boccaccio, nel caso, vogliate perdonarmi): "Le nuove opere devono essere le figlie delle vecchie; come i figli hanno rispetto ai propri genitori immense somiglianze e grandi differenze".
Ecco, io voglio fare un'opera figlia.
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