lunedì 9 aprile 2007

Eravam trecento, eravam nobili e forti.


Allora, è un film estremo. Come ho detto in precedenza, dato che la ricostruzione storica fedele ha sempre alienato gli spettatori più che coinvolgerli (Il Mestiere delle Armi docet), recentemente si tende a trasmettere non immagini storiche, ma le emozioni di quei tempi. Vedere un elefeante oggi, non può essere come lo vide un soldato romano la prima volta contro le armate di Pirro. Oggi ci sembra un peluche che si muove, allora era una montagna che respirava. E quindi qui si cerca di rendere laverità emotiva, non la verità fattuale.

300 è questo, una ricostruzione storica apertamente infedele che però ci trasmette quegli ideali, quelle emozioni e quei sentimenti che quegli uomini provavano. Di fronte al piccolo mondo ellenico, l'Impero Persiano parve essere grosso come l'Eurasia intera, il mondo intero. Ed è quindi legittimo fornire bombe, mostri, re-dei, sciamani africani e altre esagerazioni del genere, che però oggi ricreano nello spettatore odierno le stesse emozioni che provarono i Greci allora.

Quanto alla trasposizione, a differenza di Sin City , qui Snyder carpisce solo il meglio da Miller, tralasciando moltissima merda: approfondisce le piscologie dei soldati e della moglie di Leonida, rende credibili gli effettacci troppo segaioli di Miller (le ottocoentomilaquarantatrè frecce che uccidono Leonida), concede meno e miglior spazio al gobbo traditore, e gli offre una psicologia mooolto più plausibile. La semplice battuta di Leonida che consiglia al gobbo di fare da "scudiero" nelle retrovie (totalmente mancante in Miller) indica l'impegno per colmare quei vuoti paurosi di sceneggiatura. Inoltre aggiunge molto di suo, e tutto ciò che aggiunge è assolutamente magistrale (il rinoceronte, gli elefanti, le storyline della moglie e del capitano).

Questo film è la prova di come fare un buon film storico senza perdersi nelle lezioni, nel nozionismo da documentario e nelle note a pie' di pagina.

Oliver Stone, prenditi un blocchetto per gli appunti e una matita.

300 ci riporta in un'epoca in cui l'idea di Europa si stava delineando, in una penisola montuosa dove insieme ai concetti ateniesi di uguaglianza, democrazia, libertà di pensiero, conviveva una filosofia di pretto pragmatismo guerriero, quasi darwiniano. Ma che comunque, si rifiuta di inginocchiarsi di fronte ad un altro uomo.

D'altronde Atene fece solo metà del lavoro per creare la nostra civilità occidentale, Gesù Cristo era di quattro secoli di là a venire.
E quindi è inutile paragonare l'idea di guerra in un'opera come questa, a quella di Lettere da Iwo Jima e Flags of our Fathers in cui, come Farinotti predica, si mostra che c'erano degli uomini dietro le maschere da Immortale.

Ma in 300, quelle maschere celano volti di mostri, perché è così che gli Spartani li vedevano. Che sia giusto o sbagliato, è così che è andata.

Il finale è semplicemente perfetto. Unisce esigenza di pathos, ottima regia, ritmo e chiarezza sugli eventi. Non fa vedere Anthony Hopkins che per dieci minuti ci spiega come gli Ateniesi fecero questo, come i Tebani fecero quell'altro, etc...

Insomma, finalmente la forma e la sostanza si equivalgono.

Non posso attendere con più ansia il prossimo Watchmen .

P.S. c'è da dire che però la colonna sonora del trailer, arrogante e techno-metallare (una canzone dei Nine Inch Nails, Just Like You Imagine), è quasi assente nel film,dove si fa largo l'ennesima soundtrack Gladiator-clone, con tanto di scena nel campo di grano...

P.P.S. dettaglio importante che sia la graphic novel che il film hanno tralasciato: assieme ai 300, resistettero fine alla fine anche 700 Tespiani (una città della Beozia) e i 1000 eloti (schiavi personali) degli Spartani che si rifiutarono di abbandonare i loro padroni.

mercoledì 4 aprile 2007

Since I haven't seen anything about a city

Originally written in italian; for now i don't translate it in english, because I hate translating my stuff

[L'ho visto ieri su Sky. Che dire?

Premesso che detesto leggermente Frank Miller (e con i suoi ultimi lavori su Batman, posso dire di odiarlo), ho trovato gradevole questo film.
Ma lo considero al pari di una tech demo; ho passato tutto il tempo a godermi lenti di occhiali bianche che contrastino con la figura in controluce, cravatte che passano da bianche a nere, è davvero un'esperienza prossima all'orgasmo vedere un fumetto prendere vita.

Difatti l film è il trionfo della forma sulla sostanza. Storie quasi banali, nichiliste, prevedibili nella loro continua ricerca del "più sporco, più cattivo, e più irreale".

Nella valanga di attori, mi hanno davvero colpito positivamente Nick Stahl e Benicio Del Toro, un po' bolso m'è sembrato invece Bruce Willis (ma sono dieci anni che è bolso, dall'ultimo Die Hard).

Certo, lo ritengo su un altro pianeta (in avanti) rispetto a Pulp Fiction, o (indietro), rispetto a Slevin: Patto Criminale. Finalmente un noir dove perlomeno le storie e i messaggi CI SONO. Non sono il massimo, ma è innegabile che ci siano e che siano belli prepotenti. E non c'è bisogno di mostrare un citazionismo inutile. Non è una telecamera in mezzo al niente. E' in mezzo al "non tantissimo", ma quello che c'è, è onesto.
Certo, non ci fosse quella tipo di fotografia, questo film sarebbe solo uno dei tanti, ma non ha senso ragionare su quello che non è.]