lunedì 5 novembre 2007

Getting to the Dark Tower

Il 22 Ottobre 2005, alla veneranda età di sedici anni, provai a scrivere un'epitome poetica della saga della Torre Nera di Stephen King. Non chiedetemi perché ci provai, ma fu così. Penso che ogni buon alunno di un Liceo Classico abbia provato almeno una volta a buttar giù qualche verso.
Comunque, inventai un metro adatto: stanze di sette versi con la seguente organizzazione: 11a- 9a- 11b- 9c- 9b- 11c-7a' (l'ultimo verso rima con il primo verso della stanza seguente). Scelsi un vocabolario tipicamente epico (qualcosa a metà tra il Tasso e il Boiardo) e in un paio di settimane riuscii solo a riassumere due terzi del primo romanzo, L'Ultimo Cavaliere ("The Gunslinger"); ma non è detto che un giorno non provi a terminare l'epitome.


L’uomo in nero nel deserto fuggì
e il pistolero lo seguì.
Nell’apoteosi d’ogni deserto,
Roland il cavaliere, raccontò
quanto a Tull avesse sofferto,
e come tal cittadina fiammeggiò
sotto le sue pistole.


Ma le sue paure non eran le sole:
un fanciullo, le cui parole
provenivan da diverso universo,
volle essergli paggio e scudiero.
Non era il ragazzo disperso,
lì fu evocato dal mago nero,
per far Roland soffrire.


Lo stregone nero, Walter si suol dire,
ma Marten lo si potea udire,
fece rovina e distruzione della
di Roland famiglia e patria,
che una volta era sì bella,
raggiante, regale e piena di grazia.
Di ciò il fece massacro.


I due giunsero in un luogo sacro,
d’una fata era simulacro.
Pria Jake, il ragazzino, fu tentato,
ma Roland lo trasse e fu in vece.
Il futuro fu rivelato;
--------------------------- fece:


[da qui salto all'epilogo del primo romanzo]

Il cavaliere ultimo e il suo avversario
raggiunsero assolato ossario,
ove discorrer de’ massimi e minimi
per notte che ne vale cento:
si spiegaron lì gli animi,
vani verbi volaron come vento.
Primo il libro finì.


Io mi sono divertito tanto a scriverlo.



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