Comunque, inventai un metro adatto: stanze di sette versi con la seguente organizzazione: 11a- 9a- 11b- 9c- 9b- 11c-7a' (l'ultimo verso rima con il primo verso della stanza seguente). Scelsi un vocabolario tipicamente epico (qualcosa a metà tra il Tasso e il Boiardo) e in un paio di settimane riuscii solo a riassumere due terzi del primo romanzo, L'Ultimo Cavaliere ("The Gunslinger"); ma non è detto che un giorno non provi a terminare l'epitome.
L’uomo in nero nel deserto fuggì
e il pistolero lo seguì.
Nell’apoteosi d’ogni deserto,
Roland il cavaliere, raccontò
quanto a Tull avesse sofferto,
e come tal cittadina fiammeggiò
sotto le sue pistole.
Ma le sue paure non eran le sole:
un fanciullo, le cui parole
provenivan da diverso universo,
volle essergli paggio e scudiero.
Non era il ragazzo disperso,
lì fu evocato dal mago nero,
per far Roland soffrire.
Lo stregone nero, Walter si suol dire,
ma Marten lo si potea udire,
fece rovina e distruzione della
di Roland famiglia e patria,
che una volta era sì bella,
raggiante, regale e piena di grazia.
Di ciò il fece massacro.
I due giunsero in un luogo sacro,
d’una fata era simulacro.
Pria Jake, il ragazzino, fu tentato,
ma Roland lo trasse e fu in vece.
Il futuro fu rivelato;
--------------------------- fece:
Il cavaliere ultimo e il suo avversario
raggiunsero assolato ossario,
ove discorrer de’ massimi e minimi
per notte che ne vale cento:
si spiegaron lì gli animi,
vani verbi volaron come vento.
Primo il libro finì.
Io mi sono divertito tanto a scriverlo.
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